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Il progetto ReginaCiclarum prende vita con l’obiettivo di recuperare la relazione con il Tevere ed i suoi territori, dalle sorgenti al mare, immaginando quella che sarà la futura Ciclovia Fluviale Tiberina. Quattro regioni attraversate, 400 chilometri e una moltitudine di geografie culturali e paesaggi umani da provare a raccontare attraverso un sito, giornate aperte al territorio, attività di rigener-azione, approfondimenti tematici, ….
Il progetto ReginaCiclarum
“Azione popolare è diritto e dovere di resistenza collettiva al degrado delle città e delle campagne, alla razzia del paesaggio, all’esilio della cultura e del lavoro, alla spoliazione dei diritti; è promuovere singole azioni di contrasto agli atti dei poteri pubblici che vadano contro il pubblico interesse, ma anche metterle in rete tra loro; è costruire una larga base d’informazione, di analisi, di consapevolezza. Vuol dire far esplodere le contraddizioni insanabili fra il dettato costituzionale e le leggi che lo ignorano e lo aggirano, tra le norme di garanzia e le deroghe ed i condoni che le annientano. Vuol dire riconquistare, in prima persona, un pieno diritto di cittadinanza, in nome della sovranità popolare, della moralità e della legalità costituzionale. Vuol dire esercitare con responsabilità nella sua massima estensione il ‘potere negativo’ dei cittadini.”
Salvatore Settis, “Azione popolare”
All’interno dell’Operazione Patronus – racconti dal basso e della rubrica sulla memoria, dopo due anni di attivita’ e la restrospettiva dedicata alla Via al Mare, ripercorriamo lo sviluppo del “progetto ReginaCiclarum” e delle iniziative dedicate alla futura Ciclovia Fluviale Tiberina: quattro regioni attraversate, 400 chilometri e una moltitudine di geografie culturali e paesaggi umani da provare a raccontare attraverso un sito e un social, giornate aperte al territorio, attività di rigener-azione, approfondimenti tematici.
Fulcro del progetto e’ il fiume Tevere e i corridoi di mobilità disegnati dalla corrente nei millenni. Sedime su cui catalizzare i propositi di una cittadinanza che si appassiona a questi luoghi e decide di adottarli in virtù dell’unicità che rappresentano: 55 chilometri protetti dall’invadenza delle auto. Gli ultimi 22, in particolare, attraversano la riserva del litorale romano: un luogo naturalistico d’eccezione appena oltre il Grande Raccordo Anulare, riportato all’attenzione dei romani proprio grazie ad iniziative concretizzate dal basso .
Ma il percorso di riscoperta è appena incominciato. Le sponde, la banchina e gli argini diventano il laboratorio per recuperare una identità rimossa o addirittura rinnegata: quella fiumarola. Affacciarsi da un ponte, pedalare lungo la ciclabile, sedersi ad ammirare lo spettacolo delle rapide è rispolverare l’antico legame con il fiume.
Il Tevere, infatti, fin dalle origini ha offerto ai romani un multiforme teatro di commerci e svaghi, ozi e professioni. Il lento macinare dei mulini, il continuo viavai delle merci, gli schiamazzi dei bagnanti, lo scorrere operoso dei battelli animavano lo specchio tiberino da mattina a sera, suggellando la relazione tra pietra e acqua, vicoli e ripe, uomini e riflessi. Un vivace scenario rinnovato al passare dei secoli e delle generazioni, fino a quando, con la costruzione dei muraglioni a fine ‘800, è improvvisamente calato il sipario. Sono state sì scongiurate nuove e disastrose inondazioni, ma con esse è scivolato via il millenario legame tra Roma e il suo Tevere.
(le rapide all’isola Tiberina, dalla collezione fotosferica Mappatevere360 )
Le sorprese non finiscono. Dopo aver recuperato il contatto con la riserva del litorale e aver vivificato la relazione con il fiume, superando controcorrente i confini settentrionali del raccordo anulare si materializza un mondo ben oltre le terre conosciute. Grazie ai volontari della Discesa Internazionale del Tevere e del pioniere Igino Stefani, si diffonde la visione di quella che sarà la futura Ciclovia Tiberina. I 55 chilometri iniziali diventano 400, e con essi la curiosità di andare ad esplorare “cosa c’è lassù”.
Il viaggiatore di lungo corso sogna di rubare bambini perduti per raccontare loro storie attorno a un fuoco. Sente a distanza l’odore di chi gli è affine e di chi gli è ostile, come un cane da punta. Riconosce gli uomini dall’andatura. Crea una rete invisibile di adepti. Sa trasformarsi in lupo, orso, salmone e scarabeo. Abbraccia alberi, parla con i fiumi e decifra il canto delle foreste. Ha una memoria infinita, soffre e gioisce senza ragione apparente, percepisce la deriva del mondo senza bisogno di giornali, apprende sui treni del mondo segreti di cui nessun ministero degli esteri è a conoscenza. Sa attraversare il tempo, superare la linea d’ombra, parlare con i trapassati, raccogliere immagini come un cacciatore del Mesolitico colleziona prede, molluschi e radici.
“Istruzioni per un viaggio perduto” Paolo Rumiz
Nel panorama dei grandi assi di mobilità (ciclo)turistica che attraverseranno l’Italia e l’Europa, scendendo dal nord lungo la via Francigena o risalendo la costa Tirrenica, già oggi le sponde del Tevere indicano la direzione verso Roma. L’utopia della futura Ciclovia Tiberina rientra in particolare nel panorama dei percorsi fluviali, una realtà ampiamente consolidata in diversi paesi, compresa l’Italia, almeno al nord. La presenza dello specchio d’acqua, il comodo dislivello, i servizi annessi attirano turisti, attenzioni e risorse. Gli esempi da cui trarre spunti e buone prassi sono numerosi. Uno fra tutti quello della ciclabile della Drava.
Si consolida la consapevolezza della stretta interdipendenza tra lo specchio d’acqua e il perimetro terrigno: non ci sarebbe una ciclabile se non ci fosse un corso d’acqua a fare da bussola e tenere libera la via….. ma non ci sarebbe il Tevere se non ci fosse la Regina, con il suo laboratorio di creatività ed utopie. Che sia nella cornice delle Terre Estreme o nel teatro dei muraglioni capitolini, che sia pedalando o passeggiando, non c’è infatti altro luogo che meglio interpreti ed incoraggi il percorso di ri-avvicinamento al fiume e ai suoi racconti.
Nel giro di due anni, dal basso nasce il racconto delle “Terre della Regina” e prendono forma quattro oper-azioni di cittadinanza attiva:
- operazione Patronus – raccontare dal basso
- operazione Strabone – mappare il territorio
- operazione Ippocrate – curare il bene comune
- operazione Euclide – contare i flussi.
(le attivita’ dei Gatti per rigenerare la relazione con il fiume e con i suoi territori)
Passaporto Tevere
> Passaporto Tevere: il compagno ideale per scendere il fiume dalle sorgenti al mare, a terra e in acqua. Una credenziale sulla falsariga di quella di Santiago. L'edizione Verde, per i ciclisti, può essere stampata in autonomia e fatta timbrare nelle uscite lungo il Tevere (che sia una giornata a Roma, un weekend fuori porta o una vacanza intera da Rimini a Roma Fiumicino). L'edizione Blu, impermeabile, è destinata alle discese in acqua del Grande Circuito Tiberino. Sperimentiamo insieme un Tevere vicino alle persone. Tutto orgogliosamente, ostinatamente, appassionatamente, gratuitamente dal basso. segue...
le Operazioni Gattesche
Patronus, i racconti
L’operazione Patronus muove i primi passi con l’obiettivo di recuperare le paline metalliche arrugginite da anni di abbandono. Un tristissimo segno di assenza delle amministrazioni che testimonia l’indifferenza con cui vengono accantonati questi luoghi. Con raschietto, vernice e nuovi pannelli informativi prende il via il riscatto della ciclabile.
(qualche scatto delle prime paline rigenerate)
Alle cinque paline recuperate nel tratto metropolitano si aggiungono nel tempo altrettante edicole realizzate nel percorso selvaggio verso il mare. I testi e le foto impressi sui pannelli raccontano i tentativi di rileggere questi luoghi: non più uno spazio da attraversare a testa bassa, ma un territorio da tornare ad abitare con uno sguardo innamorato e soste sempre più lunghe.
(il pannello dedicato alla memoria della Bonifica)
I temi sviluppati riflettono la ricchezza di stimoli propri di questi territori: la bonifica delle paludi costiere, la relazione dell’uomo con il fiume, la biodiversità, l’attivismo dal basso sono solo alcuni degli spunti che si ritrovano nelle schede informative a disposizione dei passanti.
Le locandine che accompagnano le attività si diffondono nei social e diventano, insieme alla montagna di scatti fotografici accumulati, materiale per popolare il sito internet (inaugurato ad aprile 2018) ed animare i PuntoGatto inform-attivi messi in piedi in occasione di pedalate, giornate di rigener-azione, convegni, meeting, lezioni universitarie,….
(i PuntoGatto inform-attivi)
Diversi cortometraggi vengono pubblicati a testimoniare il dinamismo delle attività in campo. Che sia una discesa nel fiume o una pedalata lungo le sponde, il recupero delle panchine o l’inaugurazione di un belvedere, musica e immagini sono il vivo racconto del fermento che gorgoglia dal basso. [ segue>>> ]
(posa dell’edicola informativa al Belvedere Caravaggio lungo la Via al Mare)
Strabone, le geografie
Contestualmente alla narrazione messa in piedi con l’operazione Patronus, prende il via la mappatura delle Terre della Regina finalizzata ad analizzare, raccogliere, elaborare e realizzare strumenti che favoriscano l’orientamento e la condivisione di informazioni georeferenziate (mappe, tracce gps, segnaletica,…).
Il primo passo è “chiamare” i vari tratti, perché vengano riscattati dall’anonimato in cui versano. Alle “Terre Estreme” (350km dalle sorgenti del Tevere fino a Roma) si contrappone il “mondo conosciuto” metropolitano: le “Terre del Nord” (11km da Labaro PrimaPorta a Ponte Milvio); la “Città Eterna” (10 km da Ponte Milvio a Trastevere); i “Campi Elisi” (12 km da Trastevere a Mezzocammino) infine la “Via al Mare” (22km da Mezzocammino a Fiumicino).
Quindi è la volta dei dettagli: fontanelle, trasporti pubblici, siti archeologici, discariche abusive diventano una costellazione di punti di interesse che raccontano un luogo nelle sua complessità. Viene attivato il “Webserver della Regina”. Un contenitore di tracce e waypoint, per facilitare la visione di insieme e stimolare nuove letture del paesaggio. C’è anche un tentativo di allargare la partecipazione con l’adozione di una APP per smartphone in grado di condividere coordinate sullo stato della vegetazione infestante nei tratti selvaggi maggiormente a rischio.
Ai supporti informatici si aggiungono, mese dopo mese, le tavole in legno bianche e rosse dei PuntoBussola ai bivi lungo la Via al Mare. Realizzati ed installati grazie al prezioso contributo dei comitati di quartiere di Ponte Galeria e Parco Leonardo, sono lì ad indicare la direzione e a rinfrancare coloro che si avventurano fino a Fiumicino.
(installazione di PuntoBussola lungo la Via al Mare)
Nell’estate 2019, grazie al lavoro di avanscoperta dei volontari DIT e della Via dell’Acqua Assisi-Roma, vengono formalizzati due itinerari nelle Terre Estreme: 85 chilometri da Città di Castello a Perugia a cui si sommano altri 70 da Orte a Nazzano. Entrambi collegati a Roma con il treno. Entrambi prevalentemente su fondo sterrato e strade secondarie. Insieme ai 55 chilometri del tratto romano sono lì a testimoniare la concretezza di un percorso che già oggi risulta coperto per metà della lunghezza complessiva: è la futura Regina Ciclovia Tiberina. [ segue>>> ]
Ippocrate, la cura
L’operazione Ippocrate formalizza il desiderio di prendersi cura della Regina, nella convinzione che la comunità tutta, attraverso piccoli gesti ripetuti, può contribuire a uno spazio decoroso, sano, accogliente. L’obiettivo non è sostituirsi alle amministrazioni, bensì essere pungolo e monito per spingerle a programmare interventi di manutenzione e riqualificazione. Si invoca attenzione e dignità per le Terre della Regina, e con la forza delle braccia e l’energia dei pensieri si intende dimostrare, in prima persona, che i cittadini non sono più disposti ad accettare passivamente la bruttezza straripante, il degrado degli spazi, la perdita della memoria. La “novità”, rispetto al dilagare dell’ennesima lagna sui social, è canalizzare l’indignazione nella formulazione di visioni e nella forza delle braccia.
(attivita’ di sfalcio lungo la Via al Mare)
Al recupero delle paline metalliche abbandonate gia’ coinvolte nell’operazione Patronus, si aggiungono la rigener-azione degli arredi (panchine, cestini, gazebo, …, ), il taglio della vegetazione infestante, il monitoraggio delle discariche abusive, l’ampliamento della rete con associazioni, comitati di quartiere, gruppi informali.
Il lavoro più impegnativo è senza dubbio recuperare le panchine. La sostituzione delle assi marcite richiede molto tempo e una logistica senza precedenti: primo fra tutti il problema di reperire in loco la corrente per alimentare gli strumenti di falegnameria. Ciò nonostante, in un anno si riesce a restituire alla collettività nove panchine distribuite in tre aiuole.
(rigener-azione delle panchine nei Campi Elisi)
A maggio del 2019, sui social viene aperto un sondaggio con il quale provare a stilare una scaletta di interventi a favore delle Terre della Regina. I partecipanti sono chiamati ad esprimere il proprio parere votando le sette azioni ritenuti più urgenti per restituire dignità e bellezza al percorso ciclopedonale. La classifica, oramai stabilizzata, vede ai primi posti la cura della vegetazione infestante, il prolungamento a sud fino a Fiumicino e a nord verso la riserva Tevere Farfa, lo spostamento degli stand estivi, l’aumento della vigilanza, la soluzione dell’incrocio di Ponte Marconi, il mantenimento del decoro.
Particolare attenzione viene dedicata al recupero delle aree di ozio, perché tornino ad essere luoghi di sosta, convivialità, riflessione. Il degrado delle Terre della Regina si manifesta anche nell’incuria sedimentata in anni di non governo. Vegetazione invadente, rifiuti abbandonati o semplice indifferenza impoveriscono lo scenario e privano i passanti di importanti occasioni di pausa. Che sia una panchina affacciata sull’ansa del fiume o la fontanella da cui sgorga generosa acqua fresca, gli spazi di sosta rappresentano da sempre il luogo in cui il viandante può trovare ristoro alle sue fatiche, ispirazione per nuove visioni, stimolo per meditazioni.
(rigener-azione della piazzola al Ponte Romano)
Alle piazzole ufficiali, si aggiungono due belvedere lungo la Via al Mare: il Galeria e il Caravaggio. In loco vengono inaugurate panchine ed edicole informative che raccontano il territorio e predispongono ad una pausa.
In estate è il turno dei Punti S.O.S.TA: con una operazione di puro artigianato vengono messe in piedi tre aree attrezzate per accompagnare con cavalletti, attrezzi e tip-top chi è alle prese con una foratura. [ segue>>> ]
Euclide, i monitoraggi
L’operazione Euclide è il tentativo di quantificare il flusso di utenti (corridori, ciclisti, camminanti, …) lungo il percorso ciclo pedonale al variare delle ore e delle stagioni. Una informazione fondamentale per analisi ad ampio spettro (il tipo di utenza, gli andamenti temporali, gli stili di vita, ….) con le quali impostare e verificare azioni di manutenzione, sviluppo, valorizzazione del percorso interessato.
Oltre ad essere strumento prezioso nelle mani delle amministrazioni locali, il monitoraggio dei passaggi ha ricadute positive anche sugli utenti: non più singoli individui isolati, ma comunità viva in grado di contarsi ed organizzarsi, cosciente e responsabile dei luoghi attraversati, protagonista consapevole ed orgogliosa di nuovi modelli di mobilità (nel tempo libero come nello studio/lavoro). Non più semplici fruitori, ma cittadini attivi e determinati, pronti a invocare (anche con la forza dei numeri) attenzione ed interventi di cura.
(evoluzione del ContaGatti)
Gli strumenti di conteggio disponibili in commercio hanno però costi inaccessibili per le piccole realtà intenzionate ad attivarsi in questa direzione. Da qui l’idea di costruire un dispositivo conta passaggi dal basso, economico e versatile.
Nella ritrosia, difficoltà – o semplice disinteresse – delle amministrazioni, il prototipo realizzato ed in funzione per un anno ha dimostrato che anche un gruppo di cittadini, auto organizzandosi, può realizzare una postazione a costi minimi con cui immaginare, impostare, promuovere la battaglia per il riconoscimento dei propri diritti.
I quasi mille passaggi giornalieri e il picco di oltre duemila nei weekend assolati, attestano la vitalità dei luoghi. Le registrazioni difettano in precisione, ma ciò nondimeno rappresentano un concreto sostegno nei percorsi di partecipazione alla cura del bene comune. Rappresentano inoltre la prima esperienza di monitoraggio a medio lungo termine della capitale; il primo set di dati a sostegno della promozione ed espansione della rete ciclabile romana (si pensi alle nuove piste sulla Tuscolana e Nomentana). Una esperienza che si potrebbe facilmente replicare in altre parti della città (e più in generale d’Italia e del mondo), a supportare le scelte delle amministrazioni locali impegnate in un aspro confronto con la controparte dei negozianti e automobilisti, troppo spesso schierati all’opposizione nella “contesa” degli spazi urbani. Rappresentano stimolo e pungolo per gli uffici pubblici che, al contrario e in pauroso ritardo rispetto alle tendenze europee, faticano a focalizzare l’importanza di questi monitoraggi.
Il riconoscimento della validità del progetto è arrivato con la partecipazione ad ottobre alla settima edizione della Roma MakerFaire: il più grande spettacolo dedicato a celebrare le invenzioni, la creatività e l’intraprendenza del movimento maker internazionale. Tre giorni per incontrare studenti e appassionati, confrontarsi con il territorio, prendere spunto per nuovi sviluppi.
(il conta passaggi alla Rome Maker Faire 2019)
I limiti imposti dall’attuale implementazione sono oggetto di ulteriori analisi, come anche funzionalità aggiuntive che possano alleggerire il lavoro a carico dell’operatore o amplificare l’esperienza immersiva dei passanti. Tre prototipi, una centralina solare e un totem mega display rappresentano il riassunto dello stato della sperimentazione. Il traguardo è implementare una costellazione di postazioni contapassaggi distribuita tra l’Umbria e il Lazio, ad unire simbolicamente i tratti ciclabili già in essere lungo l’asta fluviale della futura Ciclovia Tiberina. [ segue>>> ]
I numeri della Regina
Il progetto ReginaCiclarum, nato per assecondare una emozione primitiva di evasione verso il mare, si rivela con il passare del tempo una faccenda molto più complessa. Il “banale” recupero di una serie di passaggi ostruiti da canne e rovi si trasforma, quasi a tradimento, in un viaggio epico lungo centinaia di chilometri, tra periferie moderne e vestigia dimenticate. Un corridoio naturale di impetuosa bellezza che nessun muraglione potrà mai imprigionare.
La piccola soddisfazione di una frittura di pesce al termine della via lascia il passo ad uno sconfinato orizzonte di mobilità, storia, relazione, svago nel cuore della capitale come nelle terre estreme, lontani dal traffico e dalla frenesia. Non più un passaggio frettoloso, al contrario, il tornare ad abitare questi luoghi per riappropriarsi di tradizioni, vedute, suggestioni raccolte un’ansa dopo l’altra. Il fugace desiderio di libertà finisce per fare i conti con un moto di riconciliazione ben più impegnativo, perché città e popoli tornino a dialogare con il fiume e i suoi ricordi. L’uscita d’emergenza dallo stress metropolitano assume ora i caratteri sacri della militanza e della contaminazione. Oggi come nel passato, il fiume come rotta e approdo di mille linguaggi. Territorio meticcio di continue commistioni che mettono in discussione le nostre certezze di uomini e cittadini.
Un processo di elaborazione che si riflettono nei numeri della Regina.
Un unicum rappresentato dallo sviluppo chilometrico, dalla straordinarietà dei paesaggi e dalla varietà degli incontri che cominciano a popolare il tracciato: bici da corsa, mtb, citybike, monopattini, monoruota, skateboard, genitori con passeggino, anziani in carrozzina, camminanti, runner. Turisti venuti dall’altro capo del mondo e pendolari che ogni mattina si recano a lavoro. E’ solo un primo spaccato della biodiversità di stili ed interpretazioni che fioriscono lungo le sponde.
Ecco perché, all’inizio del racconto, nell’inverno del 2018, un gruppo di cittadini decise di rompere gli schemi e dare forza a ispirazioni che mettevano in discussione ogni etichetta. Al tracimare delle visioni, all’esondare delle energie creative, il fiume portò via con sé steccati e costrizioni. Non ciclisti, non corridori, non camminanti. Nascevano allora i Gatti della Regina. segue…
Articolo Bikeitalia
L’articolo uscito su BikeIitalia nel novembre 2019.
Aggiornamenti
Per gli ultimi aggiornamenti, riferirsi alle News della Regina segue…
Extra
La storia della Via al Mare
> Un breve racconto per provare a ripercorrere la storia della via verso il mare. Dal lontano 1988 ad oggi, il faticoso percorso di consapevolezza per seguire il fiume e il suo destino. segue...
La Storia lungo il Tevere
> Il recupero della memoria dei luoghi e delle persone che hanno vissuto in compagnia del fiume millenario. segue...
Qua la zampa
>Le Terre della Regina invocano la partecipazione di tutti noi. Condividi le tue visioni, seguici nelle giornate in calendario, aiutaci a portare avanti i progetti di recupero e diffusione della futura Regina Ciclovia Fluviale, il percorso verde lungo il Tevere (ma prima leggi le raccomandazioni a terra e in acqua).
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Rese di già lucide l’arme sue, fatta del morione una celata, stabilito il nome al ronzino, e confermato il proprio, si persuase che altro a lui non mancasse se non se una dama di cui dichiararsi amoroso.
Il cavaliere errante senza innamoramento è come arbore spoglio di fronde e privo di frutta; è come corpo senz’anima, andava dicendo egli a sé stesso. — Se per castigo de’ miei peccati, o per mia buona ventura m’avvengo in qualche gigante, come d’ordinario intraviene ai cavalieri erranti, ed io lo fo balzare a primo scontro fuori di sella, o lo taglio per mezzo, o vinto lo costringo ad arrendersi, non sarà egli bene d’avere a cui farne un presente? laonde poi egli entri, e ginocchioni dinanzi alla mia dolce signora così s’esprima colla voce supplichevole dell’uomo domato: — Io, signora, sono il gigante Caraculiambro, dominatore dell’isola Malindrania, vinto in singolar tenzone dal non mai abbastanza celebrato cavaliere don Chisciotte della Mancia, da cui ebbi comando di presentarmi dinanzi alla signoria vostra, affinché la grandezza vostra disponga di me a suo talento. ” (“Don Chisciotte della Mancia”, Miguel de Cervantes)
(packraft e waterbike al centro di Roma, dalla collezione fotosferica Mappatevere360 )